Sauro Tomà, l’ultimo degli Invincibili: una vita nel dolore per lo strano destino che gli strappò via il suo Grande Torino

Si è spento Sauro Tomà, l’ennesimo lutto in casa Toro che strappa all’affetto dei tifosi una parte importante della storia granata: l’ultimo superstite di quel Grande Torino scomparso a Superga il 4 maggio 1949. Una tragedia a cui Sauro, di ruolo terzino, era scampato solo per uno scherzo del destino. Quel destino che lo fece incappare in un infortunio al ginocchio che si rivelerà di lì a poco miracoloso. Già perché quel problema fisico che lo costrinse ai box, gli impedì anche di prendere quel maledetto aereo che pochi giorni più tardi avrebbe spento le vite dei suoi compagni di squadra, del suo allenatore e dei giornalisti che raccontavano le gesta di quell’indimenticabile Torino. Una squadra che regalò proprio a Sauro i momenti più belli di una carriera iniziata nel Rapallo e terminata molto prima del previsto a causa di infortuni che lo costrinsero ad appendere le scarpe al chiodo ad appena 30 anni. Una squadra che Sauro tramandò negli anni a venire, una volta tornato a Torino dove cercò di portare avanti proprio il ricordo dei suoi compagni di squadra.

Sauro Tomà e Ferruccio Novo: “Vengo al Toro solo se mi fai sposare la mia fidanzata”

Quello tra Sauro Tomà e Ferruccio Novo, il commendatore come lo chiamava lui, fu da sempre un rapporto genuino e ricco di curiosità. Il Presidente granata lo strappò, nell’estatevdel 1947, all’agguerrita concorrenza di Juventus e Genoa non senza però cedere ad una richiesta bizzarra quanto divertente dell’allora giovane Sauro Tomà.

E fu proprio lui a raccontarlo in una splendida intervista video di Ermanno Eandi. “Ricordo quando nel suo ufficio mi disse: Sauro, di te voglio fare un grande giocatore. Voglio che arrivi allo standard di Mazzola, Grezar, Castigliano e tutti gli altri. Io ero molto emozionato e gli dissi, ‘Commendatore io vengo nel Toro se mi fate sposare la mia ragazza’. Lui mi rispose, ‘Va bene Sauro prima vieni a Torino e poi ti faccio sposare la tua ragazza“. Una curiosità che Sauro raccontava con piacere, con il sorriso, così come la difficoltà di trovare casa a Torino e l’esperienza, narrata nella stessa intervista, di vivere inizialmente con sua moglie a casa di una signora aiutandola a crescere figlioletta.

Sauro Tomà e il ricordo del Grande Torino: un destino beffardo che gli salva la vita

Quel maledetto 4 maggio 1949 Sauro Tomà non era sul’areo con i suoi compagni, con cui aveva vinto due scudetti. L’infortunio al ginocchio lo aveva costretto a restare a Torino e il giorno della tragedia Sauro se lo ricorda bene. “Quel giorno ero stato all’allenamento“, raccontava a Ermanno Eandi nella sua lunga intervista, “Sono tornato a casa e vicino al portone c’era tanta gente. Chiesi cos’era successo e mi raccontarono cosa era capitato. In quel periodo in via Magellano c’era un Bar dove mi ero fatto degli amici e così mi feci accompagnare dall’unico che aveva la macchina, Mario Ceresa, a Superga. C’erano già un sacco di persone e qualche macchina ma ho avuto la fortuna, se così si può dire, che il segretario Giusti, quando mi ha visto mentre scendevo verso il luogo dell’impatto, mi ha trattenuto. Così io i miei compagni li ricordo com’erano, come avevano vissuto e come ero stato con loro in campo”.


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Giontonygranata
7 anni fa

Una mancanza incolmabile

Orgogliogranata
7 anni fa

Ci ho parlato più volte, amava il Toro come pochi. Non gli ho mai sentito parlare male di un solo tesserato del Toro, nonostante fossero mille volte inferiori a quelli che ha ‘vissuto’ lui. Un uomo d’altri tempi sempre pronto a raccontare la sua ‘storia’ che è la storia del… Leggi il resto »

madde71
madde71
7 anni fa

Uomo che si e’ portato dietro un senso di colpa enorme,chiedendosi sempre “perche'”.Questo aumenta ancor di piu’ il mio rispetto.Si e’ tenuto nel cuore e nell’anima un dolore lancinante.
Ora riposi nella pace che merita,che la terra gli sia lieve

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